A.A.A. Spiagge in erosione offresi!

Rischiamo di aprire nuovi stabilimenti balneari su spiagge che poi dovremo difendere dall’erosione

Dareste una concessione edilizia su un territorio in frana? Rischiamo la stessa cosa dando in concessione per attività balneari tratti di spiaggia non ancora occupati.

L’applicazione della Direttiva Bolkestein impone al Governo la messa a gare delle concessioni balneari. Su quese aree demaniali sono state costruite strutture stabili, talvolta molto impattanti, partendo spesso da semplici installazioni in legno che avrebbero dovuto essere smontate alla fine dell’estate. Le concessioni ‘annuali’ sono state quasi sempre prorogate di anno in anno, e le attività sono passate da una generazione all’altra, portando i gestori a ritenersi depositari di un diritto all’uso esclusivo della ‘loro’ spiaggia, spingendoli spesso a fare grossi investimenti con opere, anche autorizzate dai comuni.

La Direttiva Bolkestein impone che, se in concessione viene dato un bene di cui vi è una limitata disponibilità, questo debba essere assegnato a seguito di una gara con evidenza pubblica

Dopo infiniti rimandi nell’adozione della Direttiva e richiami da parte di Bruxelles, le decisioni non sono più procrastinabili e per evitare di mettere a bando le vecchie concessioni si cerca di dimostrare che la spiaggia non è un bene limitato e che vi sono ancora lunghissimi tratti liberi da mettere a bando per consentire la concorrenza. Verrebbe così ulteriormente limitato l’accesso a chi non può pagare per un ombrellone o a chi, più semplicemente, piace un modo diverso di passare una giornata sul mare. Non dimentichiamo che in alcuni comuni le spiagge libere sono meno del 10% e poste nei settori meno graditi, talvolta anche sotto ai pontili, dove il sole non arriva mai.

È quindi è stata disposta la ‘mappatura’ dei beni demaniali marittimi su cui insistono concessioni, non solo di stabilimenti balneari, ma anche per ormeggi, porti turistici, campeggi ed ogni altro uso turistico, per quantificate le aree libere Nella mappatura vengono inclusi anche il demanio fluviale e quello lacuale.

In questo contesto, la Presidenza del Consiglio ha istituito un Tavolo tecnico al quale sono state invitate le associazioni di categoria ma non le associazioni ambientaliste e il mondo scientifico, che di gestione dei litorali se ne occupano da decenni.

Quasi la metà delle spiagge italiane è in erosione e in molti casi la linea di riva è stata bloccata da opere di difesa che impattano sul paesaggio, riducono la qualità delle acque, sono pericolose per la balneazione e inducono l’erosione sui tratti limitrofi.

Dare in concessione una spiaggia destinata a sparire, obbligherà lo Stato a intervenire nella sua protezione in nome della difesa delle attività produttive, come è avvenuto fino ad oggi.

E’ per questo che siamo partiti dalle concessioni edilizie in aree franose. Perché costruire uno stabilimento balneare su di una spiaggia soggetta o destinata all’erosione non è molto diverso.

Dato che le spiagge antistanti i centri abitati sono ormai sature di ombrelloni, è evidente che le nuove concessioni andrebbero ad occupare aree poco urbanizzate, proprio quelle che dovremmo lasciare libere di evolversi in modo naturale, per non scaricare sulle generazioni future i sempre maggiori costi della difesa.

E con l’innalzamento del livello del mare, tutte le spiagge sono a rischio. Estendere i tratti in cui si dovrà intervenire con opere di difesa o con ripascimenti artificiali avrà un costo altissimo.

La prossima convocazione del Tavolo è per il 20 luglio.

PISA, 18 LUGLIO 2023

Associazione ambientalista

LA CITTÀ ECOLOGICA

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